giovedì 8 febbraio 2018

Friday Book: Le mamme ribelli non hanno paura

Di solito uso la rubrica “Friday Book” per consigliarvi libri che trovo interessanti. Oggi invece volevo parlarvi di un libro che invece non mi è molto piaciuto Sto parlando del famosissimo “Le mamme ribelli non hanno paura”di Giada Sundas. Un libro molto veloce, leggero..talmente leggero che definirei, a tratti,inconsistente. Sicuramente ci sono degli spunti divertenti ed ironici, ma per il resto non l’ho trovato per nulla originale, e francamente un po’ triste. Fa parte di quel filone di libri, a quanto pare molto in voga, su quanto sia difficile e disastroso diventare mamma. Non mi è piaciuto leggere o sconforto e il pessimismo con il quale affronta diversi temi legati alla maternità. Io amo essere madre. Ho sempre desiderato diventarlo, e mi sento molto a mio agio in questo ruolo. Questo significa che la mia esperienza di mamma sia e sia stata sempre rosa e fiori? Che mio figlio sia sempre sorridere e solare, che non faccia capricci e dorma tutta la notte? Ovviamente no. Ma se scelgo, anche qui sul blog, di mostrare prevalentemente i lati belli della maternità non è perché non ho mai provato le difficoltà di questo percorso. Anzi, è proprio perché so quanto può essere duro, estenuante, impegnativo essere mamma che scelgo di concentrare la mia attenzione sui momenti belli. Essere madre non è una passeggiata, lo sappiamo. Ogni mamma si ricorda lo smarrimento dei primi giorni, la stanchezza, il sentirsi incapace e persa. Il senso di solitudine, di disperazione anche, e la sfida che comporta stare ogni giorno con i nostri figli, ed essere per loro le mamme che meritano di avere. È proprio per questo che, alla fine della giornata, voglio sforzarmi di pensare ai momenti belli appena trascorsi, invece che alle difficoltà. Alcuni giorni filano lisci e dolci come il miele, altri invece sono in salita e ci lasciano senza fiato. Ma per poter continuare ad essere la mamma felice e serena che sono mi serve pensare “Ehi, oggi è andata così, ma ieri? Quanto è stato bello uscire a fare quella passeggiata? E quando mi ha improvvisamente dato un abbraccio? E quando ha detto quella parolina strana che mi ha fatto ridere?” Questo non vuol dire mentire, o fingere che sia tutto perfetto, o peggio impedire alle mamme che stanno vivendo un momento di difficoltà di esprimere il loro disagio con tutto il cuore. Nella maniera più assoluta. Quando ho avuto momenti di difficoltà mi è servito moltissimo confidarmi con amiche che erano nella mia stessa situazione, e sapere che non era dura solo per me. Ma dopo lo sfogo deve esserci uno sguardo positivo e di speranza verso il futuro, altrimenti davvero diventa tutto ancora più difficile. E in questo libro un pochino di dolcezza e di positività l'ho trovata solo verso la fine, nelle ultime 20/30 pagine. La parte finale (senza spoilerare!), è quella più riflessiva e che mi è piaciuta di più. Ma per il resto pare che per Giada le catastrofi si inseguono una dopo l'altra: la gravidanza terribile, poi i primi mesi, poi quando la bimba inizia a camminare e gli si deve star dietro, poi quando inizia a parlare e parla troppo. Insomma, l'ho trovato davvero troppo incentrato sugli aspetti negativi, seppure non nego che ci siano momenti dolci e teneri, e alcuni anche divertenti. Forse, avendone sentito tanto parlare, le aspettative erano troppo alte..non so! E voi l'avete letto? Come l'avete trovato?

domenica 4 febbraio 2018

Dall'omeopata

Come forse alcune di voi sapranno, per noi questo inverno è stato ed è tutt'ora molto duro dal punto di vista dei malanni. Alessandro ha iniziato i primi di dicembre con un raffreddore, che poi è diventata tosse, poi gli è venuta la febbre, poi abbiamo preso l'antibiotico, poi gli è tornata la tosse ecc..ecc.. Stanca delle solite medicine, che per la verità sembrano dare solo un sollievo momentaneo, e consigliata da diverse amiche, ho deciso di prendere appuntamento con un pediatra omeopata. Mercoledì ho portato da lui Alessandro (che nel frattempo ha preso di nuovo il raffreddore), per una visita e un consulto, e sono rimasta davvero soddisfatta. L'approccio olistico del medico mi ha convinto subito: non si è limitato a chiedermi che sintomi avesse in quel momento il bambino. Mi ha fatto moltissime domande, ha voluto sapere tutto della storia di Alessandro, dalla gravidanza alla nascita, alle funzionalità intestinali, il sonno ecc.. E mi ha ascoltato. Finalmente un medico che ascolta, e non una persona che pensa solo a quale medicina rifilarti senza nemmeno starti a sentire. Terminata la visita mi ha dato 2 cure omeopatiche diverse: una da fare nel momento in cui il bambino è malato, e una invece per stimolare il suo sistema immunitario e per ripristinare la flora batterica intestinale provata dall'antibiotico. Ma, soprattutto, si è concentrato sull'alimentazione. Come immaginavo ci ha suggerito di togliere i latticini. Non tutti: Alessandro può ancora mangiare formaggio 3 volte a settimana, preferibilmente di capra. Ma niente più latte di mucca nè yogurt. Ormai è ampiamente risaputo, infatti, che i prodotti caseari di origine vaccina producono muco. Basta digitare in internet "latte produce muco" e vi appariranno moltissimi articoli a riguardo, e anche le spiegazioni scientifiche del perchè questo accade. Non lo sapevo anche prima? Certo che si! Da intollerante al lattosio mi sono molto documentata sugli effetti del latte sul nostro corpo. Ma quando si è trattato di scegliere per mio figlio, terminato l'allattamento e poi l'assunzione di latte in formula, ho scelto quello che la nostra tradizione impone: il latte di mucca. Perchè non c'è nulla di più difficile che cambiare le nostre abitudini alimentari. E perchè affidarci al "si è sempre fatto così e fanno tutti così" è rassicurante, nella mente di una mamma inesperta. Tra l'altro Alessandro adora il latte: il suo biberon di 350 gr di latte appena svelgio è per lui un rito irrinunciabile. Potrete capire perchè quindi ero un po'preoccupata al pensiero di doverglielo sostituire con latti vegetali spesso di dubbio gusto.(E tra l'altro costosissimi!) E invece mio figlio mi ha completamente sorpreso, bevendosi fino all'ultimo sorso il suo biberon di latte di riso, e poi di miglio, senza battere ciclio. Oggi ha provato lo yogurt di capra, è anche quello gli è molto piaciuto. Stessa cosa per la pasta di farro e il riso basmati: infatti il dottore ci ha anche consigliato di ridurre l'assunzione di grano, anche questo produttore di muco, e di intervallarlo con altri cereali come farro, orzo, quinoa ecc. Tutti piccoli accorgimenti che mio figlio, a quanto pare, ha ben recepito, e che sono sicura ci aiuteranno nel fututo. Certo le cure omepatiche hanno bisogno di tempo. Una supposta omeopatica agirà più lentamente che 2 ml di Nurofen. Ma mi rasserena pensare che adesso la nostra strategia di attacco contro i malanni è a 360°, e che non stiamo curando il raffreddore di Alessandro, ma ci stiamo occupando del suo benessere generale.

mercoledì 24 gennaio 2018

Lo scaffale dei giochi

Oggi volevo mostrarvi un piccolo angolo della nostra casa di cui vado particolarmente fiera: lo scaffale dei giochi di Ale. Prima del suo arrivo il nostro salotto era super minimal: né a me né al mio compagno piacciono le stanze troppo piene, quindi l’ingombro di mobili e suppellettili era ridotto al minimo. Poi, come sempre accade, con l’arrivo di Ale sono arrivati anche un sacco di oggetti e giochi che hanno invaso lo spazio. All’inizio i giochi erano accatastati dentro due scatoloni Ikea: un’idea comoda, pratica e salva spazio, ma, come mi sono resa bene presto conto, non funzionale al gioco di Alessandro. Infatti il fatto che i giochi fossero buttati alla rinfusa in questi scatoloni impediva ad Alessandro di vederli, di prenderli da solo e di sceglierli. Finiva che giocava sempre con i pochi giochi che erano sopra, e gli altri rimanevano schiacciati in fondo alla scatola. Per non parlare dei vari pezzi e pezzettini dispersi ovunque. Quindi, circa 6 mesi fa, ho deciso che era arrivato il momento di acquistare uno scaffale per i giochi. E’stata una decisione sofferta e ponderata: il mio compagno non voleva altri mobili (benché ci fosse il posto),e comunque non voleva una cosa pesante e brutta che “rovinasse” l’ambiente. Finalmente abbiamo trovato questa libreria, che ha accontentato entrambi. E il modo di giocare di Alessandro è cambiato immediatamente: gioca molto di più da solo, passa ore a scegliere e a riporre i giochi sullo scaffale, può prendere da solo i libri che vuole guardare. La disposizione chiara e ordinata dei giochi gli ha dato una base dalla quale partire per sperimentare tutta la sua fantasia. Perché, come diceva Maria Montessori “C’è un posto per ogni cosa, e ogni cosa è al suo posto”. Certo, mi trovo più volte al giorno a riordinare i giochi sullo scaffale, e questo richiede più tempo che buttare tutto in una cesta. Ma la soddisfazione di vedere Alessandro giocare in autonomia vale assolutamente lo sforzo!

giovedì 18 gennaio 2018

La scuola che vorrei

Nonostante manchi ancora più di un anno all’inizio della materna, sto già iniziando a informarmi sulle varie scuole dell’infanzia (fa brutto se dico asilo??)presenti sul territorio. Per alcune infatti c’è necessità di un preiscrizione molto anticipata a causa dei posti ridotti. E sto iniziando a preoccuparmi un po’, in quanto mi rendo conto che la mia visione della scuola dell’infanzia che vorrei si scontra con una realtà completamente differente. Per mio figlio vorrei un asilo piccolo, direi quasi famigliare. A misura di bambino, in cui la presenza di un numero limitato di bambini abbinati ad un adulto permetta la gestione delle individualità, il rispetto dei tempi e delle fasi di ognuno. Vorrei una scuola che insegni delle regole a mio figlio, ma dove queste regole sono fatte a misura delle sue esigenze. La realtà invece, come credo sappiate meglio di me, è ben diversa: classi sovraffollate (fino a 27 bambini con una sola maestra), e regole necessarie per la gestione di questa situazione. Senza determinate regole, infatti, sarebbe del tutto impossibile per un solo adulto gestire così tanti bambini. Faccio un esempio: il pisolino pomeridiano. Molti bambini a 3 anni ormai non riposano più, altri invece la necessità di quelle ore di riposo la sentono ancora. Nella maggior parte delle scuole (tutte quelle che ho visitato per esempio) non c’è uno spazio adibito alla nanna dei piccoli. E in una scuola, addirittura, mi è stato detto che è possibile portare a casa il bambino dopo pranzo solo nei primi mesi di asilo. Poi “è grande e si deve abituare a non dormire”. Il bambino DEVE abituarsi, DEVE essere in grado, DEVE..DEVE..DEVE.. Ma dove è finito il rispetto del bambino, delle sue necessità fisiologiche? Aver bisogno di dormire non è certo un capriccio, ma una necessità fisica! Certo, alcune alternative diverse ci sono: ma o sono lontanissime, o sono carissime. (Nel mio caso entrambe le cose:carissime e lontanissime!) Eppure noi, con la nostra società, passiamo sopra a tutte queste individualità e necessità perché “E’così che va il mondo, e il bambino prima si abitua meglio è!” E’sicuramente vero, la nostra società è questa, ed è previsto che tutti si adeguano. Chi non si adegua resta indietro (o fuori). Un’amica, una persona nella quale so di poter sempre trovare comprensione, mi ha detto a questo proposito una frase bellissima: “Se tutti, pian piano, pretendiamo qualcosa di diverso dalla società, magari prima o poi la società sarà diversa”. Io lo spero tanto, che le cose cambino, per il bene dei nostri figli.

lunedì 15 gennaio 2018

La paura dei cambiamenti

Ieri sera ero nella cameretta del mio bimbo, e mentre lo ascoltavo raccontare con un linguaggio tutto suo un grande evento a cui avevamo assistito in mattinata (durante la nostra solita gita in fattoria abbiamo incontrato alcuni agricoltori che, con un trattore, si sono occupati di tagliare un albero morto che pericolosamente incombeva sulla strada. Non vi dico Alessando..è impazzito! Ha continuato tutto il giorno a raccontare la storia del trattore che fa cadere l’albero!) pensavo che avrei voluto tenerlo sempre a questa età. E’in una fase davvero spassosa: parla, parla tantissimo con quel suo linguaggio spesso incomprensibile e la sua vocina dolce. Cammina, corre, salta, si arrampica. E’ tremendamente tenero e simpatico, anche se spesso viene fuori il suo lato testardo. Poi, riflettendoci meglio, mi sono ricordata che spesso, in passato, mi era capitato di pensare: amo questa fase della vita di Alessandro, vorrei che non cambiasse mai. C’è stata la fase delle prime paroline, la prima volta in cui ha detto “mamma”.La fase dei sorrisi sdentati, in cui pensavo che i dentini avrebbero cambiato troppo la sua espressione. La fase dei primi passi, emozionantissima. Tutti momenti in cui,guardandolo, ho desiderato che il tempo si fermasse. Ma poi quella fase è passata, e ne è arrivata un’altra, sempre più bella della precedente. Assistere alla nascita e alla crescita di un piccolo essere umano è davvero qualcosa di magico. Ma se prima ero sempre un po’spaventata dai cambiamenti, la maternità mi ha mostrato come tutto cambi, sempre, costantemente, e come davvero non abbia senso cercare di opporsi e affrontare i cambiamenti con ansia. E se penso al futuro, mi chiedo con curiosità e gioia (e meno paura) cosa ci riserverà il futuro. E voi avete una fase preferita della vita dei vostri piccoli? O una fase che invece ricordate con più difficoltà? Io davvero non saprei scegliere. Posso dire però di non aver particolarmente amato i primi mesi: il turbine di emozioni, l’inesperienza, l’ansia di non essere in grado, le notti insonni..Ecco, questa è forse la fase che è stata più dura per me. Sono curiosa di leggere le vostre esperienze!

lunedì 8 gennaio 2018

Di malanni, medici e antibiotici

Mio figlio ha iniziato ad avere la tosse a inizio dicembre. Abbiamo provato i soliti rimedi (aerosol, docce nasali, rimedi antinfluenzali) per un paio di settimane, ma visto che la situazione non si sbloccava l’ho portato dalla pediatra. La quale sosteneva che avesse bisogno di un antibiotico. L’abbiamo ascoltata, e abbiamo fatto tutta la cura di 10 giorni. La situazione sembrava effettivamente migliorata, ma dopo pochi giorni la tosse si è presentata di nuovo. Al rientro dalle vacanze siamo tornati dalla pediatra: bronchite, questa è stata la sua diagnosi. Quindi, a suo parere, ci voleva l’antibiotico, di nuovo. Stavolta mi sono opposta: ho cercato di capire meglio, ho fatto domande, e le ho detto che senza la prova certa che Alessandro avesse un infezione batterica in corso non gli avrei dato di nuovo l’antibiotico. Lei si è molto risentita, abbiamo discusso. Ma alla fine sono uscita dal suo studio con una prescrizione per un esame del sangue. Un semplice esame per controllare dai valori della PCR l’effettiva presenza di batteri. Non è stato semplice fare il prelievo ad un bimbo così piccolo: ovviamente ha pianto, e io mi sono sentita stringere il cuore al pensiero di averlo sottoposto ad un dolore magari inutile. Mi sono sentita pure in colpa. Invece avevo ragione io: oggi abbiamo ritirato le analisi, e non c’è traccia di infezioni. L’antibiotico non serve. Sarebbe stato del tutto inutile, e soprattutto dannoso. Vi ho raccontato questa esperienza per lasciarvi un messaggio: chiedete, approfondite, arrabbiatevi. Se una cosa non vi convince seguite il vostro istinto e andate a fondo. E soprattutto pretendere quello che è un diritto vostro e di vostro figlio: una cura adeguata. Non sono contraria nè agli antibiotici nè ai farmaci in genere, ma mi scoccia constatare quanto i pediatri molto spesso facciamo prescrizioni in maniera molto disinvolta e superficiale. L’antibiotico serve solo se c’è un infezione batterica. E l’infezione è sempre verificabile. Verificate, prima di dare un farmaco che ha un impatto così gravoso sul sistema immunitario dei nostri bambini, soprattutto se così piccoli. Molto spesso si prescrive l’antibiotico per tagliare la testa al toro, quasi fosse un rimedio che tranquillizza gli animi e fa sentire tutti a posto, sicuri dell’efficacia. In realtà nella grande maggioranza dei casi i malanni dei nostri figli sono dovuti a virus, e in questi casi non solo l’antibiotico è inutile, ma addirittura dannoso. Indebolendo il sistema immunitario del bambino lo espone a nuovi attacchi di virus e batteri. Un cane che si morde la coda. E allora va bene l’uso di farmaci e antibiotici, ma con cognizione di causa. E se non ci arrivano i medici, aiutiamoli noi con il nostro istinto materno.

venerdì 29 dicembre 2017

L'anno che verrà, l'anno che è passato.

Tra pochi giorni il 2017 sarà finito, e io lo saluterò con enorme gratitudine. Se il 2016, con la nascita di mio figlio Alessandro, e’ stato l’anno che mi ha cambiato la vita, nel 2017 questa vita l’ho presa finalmente in mano. A dicembre 2016 ho lasciato il lavoro, un porto sicuro in cui mi riparavo dalle incertezze della vita, seppur con molte insoddisfazioni. E, forse per la prima volta in vita mia, ho preso una decisione completamente autonoma e controcorrente. Mi ha guidato l’istinto, certo, ma soprattutto l’amore per mio figlio. Non avevo mai sperimentato una forza così grande e prorompente, in grado di dissolvere tutte le mie paure. E nonostante le preoccupazioni economiche, i giorni difficili, e le tante incertezze, è stato un anno di rinascita. Ho conosciuto persone nuove, alcune delle quali sono diventate parte integrante della mia vita. Ho intrapreso l’avventura lavorativa con la Usborne, che mi ha dato enormi soddisfazioni, e da un mese ho trovato anche un lavoro part time che mi permette di guadagnare uno stipendio sicuro, seppur ridotto. Ma soprattutto ho dedicato questo anno a mio figlio. Completamente. L’ho amato, osservato, cresciuto, annusato, accarezzato. Abbiamo fatto moltissime cose nuove insieme:Alessandro ha fatto i suoi primi passi, pronunciato le prime paroline. Abbiamo riso, abbiamo pianto, ci siamo arrabbiati e anche annoiati. Abbiamo vissuto, pienamente, insieme. Come avevo sempre sognato. Questa pienezza mi riempie il cuore d’amore e di gioia. Mio figlio non si ricorderà di questi momenti passati insieme, forse, ma sono convinta che, nel suo cuoricino, conserverà tutto l’amore e la tenerezza di quest’anno. Sono convinta che gli serviranno per costruire un futuro felice. Grazie 2017, non ti dimenticherò. 2018, sono proprio curiosa di vedere dove ci porterai. Buon anno nuovo a tutti!