martedì 31 gennaio 2017

Lo sapevate? Olio di Plama nel latte in polvere

Alcuni giorni fa un'amica mi ha segnalato un interessante articolo apparso sulla rivista "Altroconsumo".
Nell'articolo ( lo trovate qui  ) vengono presi in esame diversi campioni di latte in povere per neonati per verificare la presenza di contaminanti pericolosi e potenzialmente cancerogeni.
Lo scorso maggio l'autorità europea per la sicurezza alimentare ( EFSA) ha infatti documentato la pericolosità di contamimanti derivati dalla raffinazione ad alte temperature di olio vegetale, in particolare dell'olio di palma, la cui presenza in molti cibi consumati regolarmente  porta i consumatori europei a livelli di rischio per la salute.
Come riportato nell'articolo, lo studio ha evidenziato che sono propio i bambini ad essere i più esposti, in quanto principali fruitori di merendine, biscotti e patatine contenenti olio di palma.
E fin qui credo di non dirvi nulla di nuovo: abbiamo notato tutti come molte marche famose di biscotti e merendine riportino a caratteri cubitali "senza olio di palma", e come su questa cosa venga posto l'accento anche nelle pubblicità.
Ma l'EFSA non parla solo di bambini esposti alla contaminazione, ma anche di lattanti: l'olio di palma infatti è uno degli ingredienti più usati per il latte in polvere, alimento primario per molti neonati, le cui mamme non riescono (o decidono) di non allattare.
Mi è venuto un colpo quando ho letto questa cosa: ho allattato Alessandro solo per i primi tre mesi, purtroppo, poi, per vari problemi che non sto qui a spiegare siamo passati alla formula.
E, dato che aveva problemi di reflusso gastroesofageo, abbiamo sempre usato latti specifici AR, delle migliori marche ovviamente (Humana e Mellin), spendendo un'occhio della testa ma sicuri di garantire il meglio al nostro bambino.
Andatevi a guardare la tabellina presente nell'articolo: fatto salvo per il latte in polvere "Crescendo Coop" e del "Plasmon Nutrimune 1" TUTTI i latti presi in esame contengono contaminanti pericolosi derivati dall'olio di palma, a volte superando la dose giornaliera consigliata.
Ma come? Le aziende produttrici di biscotti e merendine fanno a gara per mettere in evidenza "Senza olio di Palma" sulle confezioni e nelle pubblicità, e poi ce lo ritroviamo in un prodotto così indispensabile per i neonati?
Perchè se un bambino può tranquillamente fare a meno di mangiare merendine e patatine, i neonati che per i più svariati motivi non vengono allattati al seno devono per forza consumare latte in polvere.
E proprio loro, con il loro organismo in formazione, dovrebbero essere tutelati più di tutti.
Altroconsumo propone una petizione per ottenere regolamentazione più severe riguardo agli ingrenti contenuti nel latte artificiale, se siete interessati la trovate qui.

lunedì 30 gennaio 2017

Il metodo Montessori secondo me

Come ho raccontato nei post precendeti, quando ho iniziato la mia riflessione sul come avrei voluto aiutare a crescere mia nipote, prima, e mio figlio poi, sono venuta a conoscenza del metodo Montessori, del quale fino a quel momento sapevo poco o niente.
Documentandomi attraverso la rete e i libri, mi sono ritrovata in moltissimi concetti trattati da Maria Montessori, primo fra tutti il rispetto del bambino.
Non starò a descrivere in maniera approfondita il metodo, innanzitutto perchè non mi sento abbastanza competente per poterlo fare, e inoltre perchè a mio parere è meglio documentarsi direttamente attraverso i testi di riferimento.
Vorrei condividere però i punti che mi hanno più colpito del metodo, quelli che cerco di mettere in pratica ogni giorno, e per fare questo farò riferimento alla breve lista di principi contenuta nel libro di Daniela Valente  "Come liberare il potenziale del vostro bambino"
1-Rispetto per il bambino e fiducia nel suo maestro interiore.
Il bambino è "Una persona impegnata nel compito più importante della vita: creare un individuo unico, pronto a trovare il proprio posto nel mondo". Il suo maestro interiore lo guida attraverso il suo sviluppo, con i suoi tempi e i modi adatti a lui. Il genitore deve assistere, intervenire se necessario, ma non dettare i tempi o costringere il bambino a fare cose per le quali non è pronto. Deve avere fiducia nel suo bambino. Questo concetto è stato per me assolutamente rivoluzionario, nessuno che conoscessi aveva mai dimostrato di credere una cosa simile. Ho sempre visto (e vedo tutt'ora)  i bambini considerati come una scatola vuota da riempire a piacimento con educazione, aspettative ecc..
Come se un figlio fosse un foglio bianco, sul quale noi genitori possiamo scrivere quello che vogliamo.
Trovo meraviglioso invece pensare che il bambino che mettiamo al mondo è già qualcuno.
2-Il metodo del non intervento
"Aiutami a fare da solo" credo sia una delle frasi più conosciute legate al metodo: dire "Faccio io che faccio prima" " Sei troppo piccolo e non sei capace" , interromperlo mentre sta tentando di fare una cosa per farla al posto suo significa minare il bisogno di autonomia del bambino.
Tutti pensiamo che sia doveroso intervenire per insegnare al bambino, o per evitare un pericolo.
Più che giusto, ovviamente, ma se si osserva il proprio comportamento ci si rende presto conto che nella maggior parte dei casi i nostri interventi sono del tutto inutili.
E'che non abbiamo la pazienza di aspettare che il bambino, dopo aver fatto una cosa nel modo sbagliato 10 volte, alla 11° la faccia nel modo giusto.
Impedigli di provare, e di sbagliare, equivale a dirgli "Non sei capace".
3- Non interrompere i momenti di concentrazione.
Se il bambino sta facendo qualcosa, lasciatelo fare finché a finito, finché non sia lui a richiedere la vostra attenzione. Trovo estremamente fastidiose le continue intrusioni e interruzioni, o il tentare di fargli cambiare attività mentre è concentrato su una cosa che magari sembra stupida a noi, ma che invece per lui ha enorme importanza.
Come vi sentireste voi se, mentre siete impegnate a cucinare o a scrivere al computer, una persona vi chiamasse continuamente, o vi ripetesse di continuo "Ma che brava!!" o cercasse di attirare la vostra attenzione battendo le mani? Sono sicura che vi scapperebbe una parolaccia!
Eppure lo facciamo continuamente con i bambini. Questo perchè consideriamo quello che fanno non importante, o peggio ancora senza senso. Mi è capitato alcune volte di essere seduta in fianco a mio figlio che gioca, e vedendolo fare per la prima volta una cosa nuova dirgli "Bravissimo amore!". E'stato come scoppiare la bolla di concentrazione in cui era immerso. Riuscendo invece a fare un passo indietro e lasciarlo fare senza dirgli nulla, ho potuto vedere il suo sguardo soddisfatto una volta ottenuto quello che voleva, e il suo sorriso rivolgersi spontaneamente a me.
Questo concetto risulta piuttosto ostico alle nostre nonne, che ogni volta che stanno con Alessandro lo stordiscono di parole. Una volta ho sentito addirittura mia suocera riprendere mio suocero che stava silenziosamente guardando il bimbo giocare, " Digli qualcosa!! Non stare li a fissarlo in silenzio! Il bambino deve essere intrattenuto!!".
4-Limitare la quantità di giochi a sua disposizione.
In una società come la nostra è impensabile che il bambino abbia pochi giochi, e viene considerato un bambino felice quello che non riesce più a camminare nella sua cameretta dalla quantità di giochi a sua disposizione.
Eppure nella mia, seppur piccola, esperienza , non ho mai visto un bimbo giocare in modo autonomo nel caos.
Un esempio classico è il giorno di Natale: i bimbi ricevono una quantità enorme di giochi, tutti in una volta, e sono felicissimi nello scartarli tutti. Dopodichè vanno in confusione e non sanno più dove guardare, con cosa giocare.  Alla fine della giornata avranno giocato si e no con uno o due giochi  di quelli ricevuti.
Quando troppe cose attirano la loro attenzione, i bambini non riescono a concentrarsi su niente, sballonzolando in modo disordinato da un gioco all'altro senza giocare davvero con niente.
Se invece si propone al bimbo un gioco alla volta, gli si da la possibilità di approfondire il gioco finchè sarà stanco, e sarà pronto a passare ad altro.
5- Spegnere la Tv.
Nella nostra famiglia si guarda la tv. La guardiamo noi grandi, quindi non avrebbe senso vietarla al bambino.
Ma lo spazio da dedicare alla tv è circoscritto. Ci sono momenti in cui accendo la tv per Alessandro, magari per intrattenerlo un pochino mentre faccio qualcosa, ma passato quel momento la tv viene spenta. Non resta come costante sottofondo alle nostre giornate o ai suoi giochi. La tv può essere un buon mezzo di intrattenimento, ma anche un terribile disturbo.

Per chi volesse approfondire il metodo:
Maria Montessori "Educare alla libertà"
Maria Montessori "La mente del Bambino"
Maria Montessori "Il bambino in famiglia"
Daniela Valente "Come liberare il potenziale del vostro bambino"
Elena Balsamo "Libertà e Amore"

giovedì 26 gennaio 2017

Il mio corpo






Non mi sono mai molto interessata al mio corpo.
L'ho sempre considerato un supporto che portava in giro la vera parte importante di me, la testa.
Poi sono rimasta incinta, e il mio corpo è diventato il centro di tutto il mio mondo: dovevo trattarlo bene, mangiare sano, curarlo e coccolarlo, perchè stava creando una nuova vita.
Adesso è venuto il momento di ringraziarlo per lo splendido lavoro fatto, e, dopo mesi di trascuratezza, riprendere a nutrirlo nel modo giusto e a dargli il movimento che gli serve.
Se lo merita.

lunedì 23 gennaio 2017

"Lo Stagista Inaspettato" e le differenze tra i generi

Nel weekend ho visto un film che volevo guardare da un po', "Lo stagista Inaspettato".
Il film è molto carino e mi è piaciuto (e trasferirei per intero il guardaroba di Anne Hathaway nel mio armadio!!)..mi sono pure commossa sul finale!
Ma, prima di addormentarmi, riflettevo su una cosa: forse avrei sperato in un finale diverso.
                -Chi non ha visto il film forse non dovrebbe leggere oltre (Spoiler Alert!!)-
Riassumendo brevemente la trama, Anne Hathaway è Jules, una giovane donna che ha fondato, da sola, un e-commerce di abbigliamento, il cui giro d'affari è in crescita.
Oberata dalla mole di lavoro e di responsabilità, non ha mai tempo per stare con il marito (che ha lasciato il lavoro per essere a sua completa disposizione) e la figlia, trascura in generale i rapporti umani ed è molto stressata.
Le viene proposto di assumere un A.D., che potrebbe prendere il gestione l'e-commerce e quindi sgravarla da parte della responsabilità, ma anche farle perdere il controllo di quella che per lei è la sua creatura.
Il film arriva ad un punto cruciale in cui Jules deve decidere se perdere, in parte, il controllo della sua azienda, e dedicarsi alla sua famiglia che sta andando a rotoli (il marito la tradisce) oppure continuare così.
Il marito, a questo punto, le fa una bellissima dichiarazione d'amore (e li è scappata la lacrimuccia), e le offre di nuovo tutto il suo sostegno, così lei decide di non prendere nessun AD. Tutti d'accordo con lei.
E a questo punto io ho pensato: e se il protagonista fosse stato un uomo? Mettiamo che fosse stato un padre di famiglia che, impegnato nel suo business, trascurava orribilmente la famiglia, lasciando alla moglie, visibilmente in difficoltà, tutte le incombenze della casa e della figlia. Che finale avreste sperato voi?
Non avremmo forse tutti pensato che avrebbe dovuto lasciare perdere un pochino il lavoro per dedicarsi alla famiglia? Non avremmo pensato che era ingiusto lasciare sulla moglie tutto il carico della gestione famigliare?
Io credo di si.
Avremmo pensato "Pensa che stronzo! Dovrebbe fare un po' il padre e il marito, oltre che l'uomo d'affari!!"
E invece, trattandosi di una donna, siamo tutti pronti a batterle le mani per la sua determinazione e il suo intuito negli affari.
Fa nulla se per fare questo ha completamente messo da parte la famiglia. 
Con questo non sto minimamente giustificando il marito traditore, ma non è forse ingiusto pensare che una persona, uomo o donna che sia, debba dedicarsi al 100% alla famiglia, ed essere temporanemante parcheggiato al secondo posto, trascurato, mentre il partner fa la sua carriera? 
Questo io non lo ritengo giusto, che si tratti di un uomo o una donna.
Non sono sicura che questa nuova corrente di pensiero, che ribalta la situazione uomo-donna, mi rappresenti.
Per anni le donne sono state a casa, trascurate dai mariti impegnati nel lavoro, e adesso le donne vogliono capovolgere la situazione. Ma se non ha funzionato per gli uomini, perchè dovrebbe funzionare per le donne?
Perchè le donne sono superiori e riescono a fare tutto? Io non credo.
Non sarebbe invece meglio cercare un nuovo equilibrio, e una reale parità dei sessi?

mercoledì 18 gennaio 2017

Piscine da incubo

Da quando Alessandro aveva 3 mesi, freqentiamo un corso di acquaticità per bebè in una piscina della zona.
Io amo l'acqua, amo nuotare, è proprio un elemento che mi nutre sotto ogni punto di vista, quindi mi è sembrato naturale iniziare a intraprendere questo percorso con Ale.
Il corso è gestito da un'insegnante brava, ma un po rigida..grazie al cielo Alessandro non ha mai avuto particolari problemi, e quando ha avuto delle difficoltà io ho fatto comunque come ritenevo giusto, senza ascoltarla troppo.
Alessandro non ama molto fare le immersioni, e ogni volta scoppia a piangere (oltre a bere molto, cosa che gli causa disagio ovviamente!).
Quindi io ho scelto di non badare alle insistenze dell'insegnate ( "Mamma insisti!" "Mamma non fa niente se piange!") e di fargliene fare solo alcune durante la lezione, per dargli la possibilità di abituarsi alla cosa ma senza forzarlo troppo.
Questo è il mio modo di rapportarmi con lui, in tutte le situazioni: io gli propongo le cose, e guardo la sua reazione. Se è pronto per quello che gli sto proponendo procedo, se si dimostra dubbioso faccio piccoli passi verso quello che è il mio obiettivo cercando di creare un'atmosfera positiva, se non è pronto mi fermo. E lo aspetto.
Questo perchè credo in un'educazione basata sull'ascolto e sulla comunicazione, non sull'imposizione basata su dei criteri che spesso non sono tengono conto dell'individualità del bambino.
Credo che ogni bambino abbia i suoi tempi, e sia competente. Basta solo fidarsi di lui e lasciargli spazio.
Durante l'ultima lezione si è inserita nel nostro gruppo la mamma di un bimbo di 15 mesi. Era già venuta a qualche lezione, ma poi a causa dei vari malanni stagionali lei e il piccolo sono stati assenti per un po'.
Appena entrati in acqua il bambino ha iniziato a piangere...e ha continuato fino alla fine della lezione.
Il suo pianto è diventato sempre più insinstente e disperato, inconsolabile. La mamma, poverina, era ovviamente molto scossa, e ha seguito i consigli dell'insegnante: insisti, faglielo fare anche se piange, non portarlo fuori..arrivando persino a togliere il bimbo dalle braccia della madre per cercare di tranquillizzarlo lei (???).
Ho assistito alla lezione con un groppo in gola, e ne sono uscita con il mal di stomaco per il disagio di sentire il piccolo così disperato,e vedere la mamma così mortificata.
Nello spogliatoio ho cercato di confortare un pochino la mamma, che, esausta, ha cambiato il bambino in fretta e furia e se ne è andata.
Commentando con le altre mamme l'accaduto sono rimasta ancora più di sasso: NESSUNA pensava che il metodo adottato fosse sbagliato. Tutte dicevano che, per quanto pesante, la mamma aveva fatto bene a non ascoltare il bambino, perchè "altrimenti non si abitua più!".
Ma perchè mai un bambino di 15 mesi dovrebbe essere costretto ad abituarsi a fare una cosa per la quale non è pronto, o che magari non gli va quel giorno? Non sarebbe stato forse meglio uscire dall'acqua, coccolare il bimbo stando seduti sul bordo, giocare un po' e poi eventualmente riprovare più tardi ad entrare?
Purtoppo spesso sono la sola a pensarla così. E la cosa mi rattrista molto.
Ma guardo Alessandro, e so che sto facendo la cosa giusta, per me e per lui.

martedì 17 gennaio 2017

Una mamma sempre (troppo?) presente

Come ho raccontato nel mio post precedente, in questo momento sono una mamma a tempo pieno.
Sono felicissima della decisione presa, e poter dedicare il mio tempo al mio pulcino mi riempie il cuore di gioia, anche se, come già detto, non è stata una scelta facile.
Oltre ai dubbi personali di natura economica e identitaria, nei mesi precedenti al mio licenziamento mi sono scontrata con un muro di pareri negativi.
Molte persone mi hanno esposto la loro preoccupazione riguardo alla possibilità di trovare un nuovo posto di lavoro: alcuni si sono dimostrati preoccupati, altri dubbiosi, altri certi che non troverò più nulla (qualcuno mi ha anche detto che per colpa della mia decisione di lasciare il lavoro dovrò accantonare l'idea di avere, in futuro, un altro figlio).
Ma quello che più mi ha colpito è come la mia necessità di trascorrere del tempo con mio figlio, tempo che non si riducesse alle poche ore serali, abbia lasciato indifferente la maggior parte delle persone con cui ho parlato, anche donne, anche mamme.
E'diventato così comune che una mamma lavori fuori casa tutto il giorno da risultare strano il contrario.
Eppure, fino a pochi decenni fa al situazione era ben diversa. Nel 1965 sono il 17% delle mamme lavorava fuori casa. Grazie poi al boom economico e al movimento femminista la situazione si è pian piano ribaltata, tanto che oggi sono più della maggiornaza le madri, anche di figli molto piccoli, che lavorano fuori casa tutto il giorno.
Faccio subito due precisazioni: non ho nulla contro le madri che, per scelta lavorano tutto il giorno fuori casa, e tanto meno posso biasimare quelle madri che per necessità economiche devono lavorare a tempo pieno per garantire la famiglia.
A tutte loro va tutto il mio rispetto e la mia comprensione.
Ma la crisi economica e la sacrosanta volontà di farsi strada nel mondo del lavoro ci hanno portati ad un punto in cui quello che sarebbe "naturale", ossia che i fligli vengano cresciuti dai genitori, è diventato inusuale quando non addirittura sbagliato. Mi sono sentita ripetere più volte, in questi mesi, che ai bambini non fa bene stare sempre con la mamma, che si attaccano troppo, che la madre va in depressione, che è meglio affidarli al nido perchè crescono meglio e hanno più stimoli..ecc..ecc..
Mi sono trovata a dover difendere la mia voglia di fare la mamma come se fosse una cosa fuori dagli schemi.
E'davvero così impossibile e strano voler coniugare il lavoro e la realizzazione personale con la maternità?
Mi deprime che, nel 2017, in Italia ci poniamo ancora questa domanda.
 


venerdì 13 gennaio 2017

Mamme e Lavoro: due universi paralleli?

Esattamente un mese fa ho lasciato il lavoro.
Prima di diventare mamma, ho lavorato per 8 anni in un ufficio amministrativo di una piccola azienda non troppo distante da casa.
Lavoravo a tempo pieno, stando fuori casa dalle 8 di mattina alle 18.30 di sera.
Credo che ogni donna, anche prima di diventare mamma, abbia un'idea della mamma che vuole essere e di come vorrà gestire la vita dopo la nascita di figli. Io ho sempre saputo che non avrei mai voluto stare lontano dai miei bambini tutto il giorno: mi vedevo una mamma lavorarice, ma con orari compatibili con l'accudimento dei figli e della famiglia.
Niente di eccezionale, pensavo. Una cosa perfettamente realizzabile.
Nell'azienda in cui lavoravo poi, c'erano tutte le condizioni per realizzare il mio sogno.
Così, tutta speranzosa, prima che la mia maternità scadesse, sono andata a parlare con il titolare: gli ho chiesto un orario ridotto, 6 ore in meno la settimana,orario che per altro stava già facendo la mia sostituta.
La sua risposta è stata un secco no. All'azienda serviva una persona full time. Nessuna possibilità di concigliazione.
Ci ho pensato per mesi, rodendomi dentro, informandomi sulle nuove norme per la disoccupazione ecc.
Siamo una coppia normalissima, con un mutuo da pagare e uno stipendio, quello del mio compagno, che non basterebbe assolutamente per tutti e 3. Lasciare un lavoro a tempo indeterminato mi sembrava un azzardo troppo grande.

Ma dentro di me ero sicura che alla fine mi avrebbe accontentato.
Pochi giorni prima del mio rientro mi chiama la mia sostituta, e mi informa che le hanno offerto il mio lavoro, con il mio contratto a tempo indeterminato, con lo stesso orario ridotto chiesto da me. AL POSTO MIO.
Quando ho chiesto spiegazioni, il mio titolare mi ha risposto serafico che insomma faccio bene a sfruttare la disoccupazione e a stare a casa con il mio bimbo, perchè le neo mamme non sanno più lavorare bene, non sono concentrate, poi fanno un sacco di assenze perchè i figli sono malati, e poi magari tra qualche anno resto incinta di nuovoe all'azienda non conviene.
La stessa azienda che 9 mesi prima mi riteneva una risorsa adesso mi ritiene un impiccio. Solo perchè sono diventata mamma.
Credo non ci sia bisogno di spiegarvi come la cosa mi abbia ferita e amareggiata. Mi sono sempre dedicata al mio lavoro con impegno, in azienda si era creato un ottimo clima con i colleghi, e anche con il capo non avevo mai avuto problemi. L'idea di aver perso ogni valore lavorativo solo per il fatto di essere una mamma mi ha colpito immensamente.
Per la prima volta dalla nascita di Alessandro mi sono ritrovata a pensare, con vergogna, che la maternità non fosse poi questa gran cosa. Ho avuto paura. Ho provato rabbia.
Rabbia per un sistema che non ha ancora idea di cosa vuol dire sostenere le mamme, permettere loro di lavorare con serenità e occuparsi allo stesso tempo anche dei propri figli.
Intendiamoci, non ho nulla contro le mamme che per scelta lavorano full time, ma ritengo che sia profondamente ingiusto che per le altre ci siano solo 2 possibilità: o lavoro full time, o casalinga.
Per questo mi arrabbio con chi mi dice che è stata una mia scelta stare a casa con mio figlio.
Che scelta è se non si hanno alternative?




mercoledì 11 gennaio 2017

Perchè Mindfulmamma

Sedici anni fa, in un'assolata mattina di novembre, è nata mia nipote.
La sua nascita ha portato una ventata di gioia e serenità alla nostra famiglia.
Io avevo 18 anni (oddio...), quindi ero quanto mai lontana dall'avere figli miei, ma se penso a quando ho iniziato a costruire la mamma che sono non posso che pensare a lei.
Quando mia sorella è rientrata al lavoro, mia mamma si occupava della piccola, e io, che a quel punto andavo all'univerità, avevo un sacco di tempo libero da trascorrere con lei.
Starle vicino è stata un'esperienza unica: oltre a rendere le mie giornate speciali con la sua simpatia e dolcezza, lei, che caratterialmente è la mia fotocopia, mi ha permesso di rivivere molti momenti della mia infanzia.
Mi ha fatto da specchio, mostrandomi direttamente le conseguenze che l'educazione che stava ricevendo, la stessa che avevo ricevuto io, aveva su di lei.
E' da li che ho iniziato a pensare che doveva esserci un modo diverso di approcciare i bambini: un modo rispettoso, calmo, ricettivo, un modo diverso da qualsiasi cosa sperimentata da me fino a quel momento.
Ho iniziato così a riflettere,a informarmi, a lavorare su di me per poter dar corpo a quelle che erano, e sono tutt'ora spesso, solo mie intuizioni.
Ho scoperto così un mondo di idee e metodi educativi dai quali prendere spunto, e tante mamma che mi hanno ispirato.
Dieci mesi fa nella mia vita è arrivato un fagiolino meraviglioso, che mi ha reso finalmente mamma.
Una mamma attenta, presente e consapevole. Una mindfulmamma.

martedì 10 gennaio 2017

Eccomi!

Eccomi qui, un po'titubante, ad aggiungermi alla già folta schiera di mamme blogger.
Nonostante sappia benissimo che il web pullula di blog di mamme, credo che ogni donna si approcci alla maternità in maniera personale e istintiva,e che ogni storia sia unica.
Qui cercherò di raccontarvi la mia.