venerdì 13 gennaio 2017

Mamme e Lavoro: due universi paralleli?

Esattamente un mese fa ho lasciato il lavoro.
Prima di diventare mamma, ho lavorato per 8 anni in un ufficio amministrativo di una piccola azienda non troppo distante da casa.
Lavoravo a tempo pieno, stando fuori casa dalle 8 di mattina alle 18.30 di sera.
Credo che ogni donna, anche prima di diventare mamma, abbia un'idea della mamma che vuole essere e di come vorrà gestire la vita dopo la nascita di figli. Io ho sempre saputo che non avrei mai voluto stare lontano dai miei bambini tutto il giorno: mi vedevo una mamma lavorarice, ma con orari compatibili con l'accudimento dei figli e della famiglia.
Niente di eccezionale, pensavo. Una cosa perfettamente realizzabile.
Nell'azienda in cui lavoravo poi, c'erano tutte le condizioni per realizzare il mio sogno.
Così, tutta speranzosa, prima che la mia maternità scadesse, sono andata a parlare con il titolare: gli ho chiesto un orario ridotto, 6 ore in meno la settimana,orario che per altro stava già facendo la mia sostituta.
La sua risposta è stata un secco no. All'azienda serviva una persona full time. Nessuna possibilità di concigliazione.
Ci ho pensato per mesi, rodendomi dentro, informandomi sulle nuove norme per la disoccupazione ecc.
Siamo una coppia normalissima, con un mutuo da pagare e uno stipendio, quello del mio compagno, che non basterebbe assolutamente per tutti e 3. Lasciare un lavoro a tempo indeterminato mi sembrava un azzardo troppo grande.

Ma dentro di me ero sicura che alla fine mi avrebbe accontentato.
Pochi giorni prima del mio rientro mi chiama la mia sostituta, e mi informa che le hanno offerto il mio lavoro, con il mio contratto a tempo indeterminato, con lo stesso orario ridotto chiesto da me. AL POSTO MIO.
Quando ho chiesto spiegazioni, il mio titolare mi ha risposto serafico che insomma faccio bene a sfruttare la disoccupazione e a stare a casa con il mio bimbo, perchè le neo mamme non sanno più lavorare bene, non sono concentrate, poi fanno un sacco di assenze perchè i figli sono malati, e poi magari tra qualche anno resto incinta di nuovoe all'azienda non conviene.
La stessa azienda che 9 mesi prima mi riteneva una risorsa adesso mi ritiene un impiccio. Solo perchè sono diventata mamma.
Credo non ci sia bisogno di spiegarvi come la cosa mi abbia ferita e amareggiata. Mi sono sempre dedicata al mio lavoro con impegno, in azienda si era creato un ottimo clima con i colleghi, e anche con il capo non avevo mai avuto problemi. L'idea di aver perso ogni valore lavorativo solo per il fatto di essere una mamma mi ha colpito immensamente.
Per la prima volta dalla nascita di Alessandro mi sono ritrovata a pensare, con vergogna, che la maternità non fosse poi questa gran cosa. Ho avuto paura. Ho provato rabbia.
Rabbia per un sistema che non ha ancora idea di cosa vuol dire sostenere le mamme, permettere loro di lavorare con serenità e occuparsi allo stesso tempo anche dei propri figli.
Intendiamoci, non ho nulla contro le mamme che per scelta lavorano full time, ma ritengo che sia profondamente ingiusto che per le altre ci siano solo 2 possibilità: o lavoro full time, o casalinga.
Per questo mi arrabbio con chi mi dice che è stata una mia scelta stare a casa con mio figlio.
Che scelta è se non si hanno alternative?




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